Analisi acque
Con qualità delle acque si intende il grado di purezza dell’acqua relativamente al contenuto di agenti inquinanti e dannosi per la salute dell’uomo. L’acqua è un elemento fondamentale per la vita degli organismi e per tutte le attività dell’uomo. La normativa esistente specifica le caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche in funzione dello scopo cui l’acqua è destinata: il nostro laboratorio esegue analisi delle acque per assicurare la qualità di acque di superficie, acque sotterranee e acque reflue nel rispetto degli standard globali.
Gli agenti inquinanti più comuni delle acque sono: inquinanti fecali (con la presenza di microrganismi potenzialmente nocivi che possono indurre diarrea, salmonellosi…….); sostanze inorganiche tossiche (ioni di metalli pesanti es. Cr6+, Hg2+, che possono bloccare l’azione catalitica degli enzimi dell’organismo, determinando avvelenamento e morte); sostanze organiche (pesticidi, solventi organici come il benzene e il toluene); solidi sospesi, che rendono torbida l’acqua. Inoltre l’acqua, con una certa quantità di ossigeno disciolto riesce a trasformare, attraverso un’ossidazione, le sostanze presenti in composti non inquinanti, come per esempio l’anidride carbonica o i solfati. Se l’ossigeno disciolto non è sufficiente, si possono formare prodotti come il metano, l’ammoniaca, l’acido solfidrico, che rendono questa matrice inospitale, facendo scomparire ogni forma di vita. Risulta importante accertarsi quindi della qualità delle acque, a seconda del suo utilizzo previsto, per evitare un rischio sanitario ambientale. Il Laboratorio esegue delle attività di campionamento ed analisi chimiche-fisiche e microbiologiche su diverse tipologie di acque:
- Acque destinate al consumo umano (di pozzo e acquedotto) (D.Lgs 18 del 23/02/2023 e s.m.i.);
- Acque di scarico in acque superficiali e rete fognaria (D.Lgs 152/06 Allegati alla parte II, Allegato 5, Tabella 3 e 4);
- Acque sotterranee (D.Lgs 152/06 parte quarta, titolo V, Allegato 5, Tabella 2);
- Acque superficiali;
- Acque di mare;
- Acque per uso irriguo;
- Acque utilizzate in processi industriali;
- Acque da depurazione di effluenti gassosi;
- Acque di caldaia;
- Acque di piscina.
Il laboratorio impiega metodiche ufficiali (APAT, CNR-IRSA, ISTISAN, AFNOR) e normative nazionali ed internazionali (UNI, ISO…) riesce a campionare ed analizzare diversi parametri microbiologici e chimico-fisici sulle diverse matrici di acque. Tutto questo è reso possibile anche grazie all’uso di strumenti della massima precisione garantendo così l’affidabilità dei dati forniti alla committenza. I parametri sono sempre confrontati con i valori riportati dalle normative vigenti. Inoltre, con tecnici specializzati e addestrati, si effettuano campionamenti e piani di monitoraggio.
Il laboratorio segue anche analisi specifiche per determinare la Legionella pneumophila per gestire il rischio di Legionellosi.
I controlli qualità dell’acqua sono eseguiti per garantire la sicurezza nelle aree pubbliche di balneazione e nei centri termali, così come delle acque a uso agricolo per l’irrigazione delle colture, di quelle impiegate nei processi industriali o degli effluenti urbani e industriali.
Il monitoraggio comprende anche analisi di acque potabili, di scarico e di processo e di torri di raffreddamento. Misure preventive sono stabilite per limitare la contaminazione, evitare lo sviluppo di batteri negli ambienti critici e monitorare i livelli di contaminanti specifici come lo Pseudomonas.
ANALISI SULLE ACQUE DI RETE E POZZO
La “qualità dell’acqua destinata al consumo umano” è disciplinata dal Decreto Legislativo n.18 del 23/02/2023, che recepisce la Direttiva 98/83/CE, e che si applica a tutte le acque destinate all’uso potabile, per la preparazione di cibi e bevande, sia in ambito domestico che nelle imprese alimentari, a prescindere dalla loro origine e tipo di fornitura.
La dizione “qualità dell’acqua destinata al consumo umano” implica, oltre all’uso potabile, anche il contatto dell’acqua con il corpo umano durante le varie pratiche di lavaggio, tenendo conto sia della popolazione media, adulta e sana, che delle fasce sensibili quali bambini, anziani ed ammalati. Pertanto, l’attuazione di tutte le disposizioni descritte nella norma ed il rispetto dei valori di parametro dell’allegato I, nel punto in cui le acque sono messe a disposizione del consumatore, determinano la valutazione di “idoneità” dell’acqua al consumo umano in condizioni di sicurezza per l’intero arco della vita.
I parametri e i valori massimi consentiti, di cui all’allegato I, sono in genere fondati sugli orientamenti stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e sul parere del comitato scientifico della Commissione Europea, mentre, valori più restrittivi e parametri supplementari, ad es. “clorito” e “vanadio”, sono determinati dall’Istituto Superiore di Sanità, sentito il Consiglio Superiore di Sanità.
Inoltre la potabilità dell’acqua è un requisito imprescindibile per le imprese che operano nel settore alimentare, a maggior ragione per quelle in cui l’acqua entra a far parte del ciclo produttivo. L’ente erogante è responsabile della qualità delle acque fino all’ingresso del contatore ma dopo, quindi dal contatore ai rubinetti interni all’azienda, qualsiasi responsabilità ricade sull’Operatore del Settore Alimentare (OSA). L’obbligo è uno solo: “le acque destinate al consumo umano devono essere salubri e pulite” e cioè “non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze, in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana”. Il decreto si completa con un allegato suddiviso in più parti in cui vengono riportati i requisiti minimi che le acque potabili devono rispettare, specificando quali parametri chimici, fisici e microbiologici devono essere ricercati nell’acqua ad uso umano. L’allegato I, in particolare, specifica i valori e le frequenze da rispettare per effettuare le analisi su: le acque fornite attraverso la rete di distribuzione; le acque fornite da una cisterna; le acque confezionate in bottiglie o contenitori, rese disponibili per il consumo umano; le acque utilizzate nelle imprese alimentari. Le analisi sulle acque ad uso umano, quindi, verranno condotte con l’ottica di evidenziare il rispetto degli standard previsti dalla normativa per quanto riguarda sia parametri chimico – fisici che microbiologici.
ANALISI SULLE ACQUE DELLE PISCINE
Tra i campionamenti ambientali è indispensabile inserire nella pianificazione anche l’analisi dell’acqua di piscina qualora fosse presente nella propria attività. L’Accordo del 16 gennaio 2003 tra il Ministero della Salute, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano inerente agli “Aspetti igienico-sanitari per la costruzione, la manutenzione e la vigilanza delle piscine ad uso natatorio” rappresenta il documento di riferimento per la gestione delle piscine. Al fine di assicurare la sicurezza dei bagnanti è quindi necessario effettuare una serie di trattamenti alle acque e di verificarne l’efficacia attraverso controlli chimici e microbiologici. L’Accordo del 2003 è dedicato alle piscine pubbliche (es. piscine comunali), alle piscine ad uso collettivo (es. in alberghi camping, complessi ricettivi e simili, oppure palestre e circoli accessibili ai soli ospiti, clienti, soci della struttura), agli impianti finalizzati al gioco acquatico, alle piscine inserite in strutture di cura, riabilitazione o termali. Il documento inoltre è corredato di un allegato che specifica i requisiti igienico-ambientali che la piscina e l’acqua che contiene devono rispettare. L’acqua di approvvigionamento deve possedere tutti i requisiti di potabilità previsti dalla normativa esistente (D.Lgs 18/23) e, quella di immissione e contenuta in vasca deve possedere i requisiti igienico ambientali citati nella Tabella A dell’Allegato 1 dell’Accordo del 16 gennaio 2003. Devono essere rispettati anche i diversi parametri fisici.
ANALISI SULLE ACQUE REFLUE
Le acque reflue sono la raccolta di tutte le acque di scarico che si generano nelle attività produttive e che devono essere “controllate” come previsto dalla normativa nazionale. Il D.Lgs. 152 del 03/04/2006, come norma quadro in materia di sicurezza ambientale, si propone di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente ponendo l’attenzione anche sulle acque reflue. Anche questa tipologia di acque, infatti, devono rispettare determinati requisiti minimi per non rappresentare né un pericolo, né una fonte di inquinamento. Nell’ambito degli “scarichi” di origine urbana viene però fatta una distinzione tra le emissioni prodotte, a cui vengono associati limiti differenti in base alla natura delle acque veicolate e la loro provenienza. La legislazione prevede un doppio controllo degli scarichi: uno basato sui limiti previsti dal Decreto legislativo stesso, che è corredato di tabelle apposite (All.5 Parte Terza D.Lgs. 152/2006) e l’altro individuato dalle singole Regioni che possono stabilire i propri limiti da introdurre nei Piani di Tutela delle Acque. L’Allegato 5 del D.Lgs. 152/2006 prevede: i limiti sulle acque reflue (Tab. 1); i limiti per lo scarico in “aree sensibili” (Tab.2); i limiti per lo scarico dei reflui da attività produttive in pubbliche fognature e in corpi recettori (Tab.3); i limiti per lo scarico dei reflui da attività produttive sul suolo (Tab.4). La norma inoltre introduce i livelli minimi di trattamenti ai quali i reflui devono essere sottoposti, ma non definisce i trattamenti appropriati da utilizzare ed è per questo che ci si può riferire anche al manuale ANPA 1/2001. Effettuare quindi una analisi su questa tipologia di matrice permette di capire se si è o meno all’interno di tali limiti e, in caso permettono di avere un quadro chiaro su come operare per riportare i valori entro i limiti previsti da normativa.